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Westweg – ovvero la Foresta Nera

La Foresta Nera! Addirittura!

Quando l’ho detto qualcuno mi ha guardato strano, pensando, senza avere il coraggio di dirmelo “ma ne mancano boschi in Sardegna che devi andare fino in Germania per camminare?” ma io la decisione l’avevo già presa, volevo vedere LA foresta, attraversare la selva oscura, mettermi a confronto con il camminare vero, lungo, sfiancante, selvaggio, diventare sempre più albero, animale selvatico, confondermi con i fruscii, accarezzare i muschi.  E così è partita questa avventura. Il gruppo era costituito da 8 membri dell’equipaggio. Tutti rodati camminatori, noti per la loro resistenza, capacità di adattamento e propensione al gruppo. In realtà non scelgo il gruppo facendo una precisa selezione delle persone che ne faranno parte ma mi affido alla legge universale per la quale “Chi ci deve essere c’è, e chi non ci deve essere non c’è”. Sembra una frase fatta o quasi una espressione di passività esistenziale ma in realtà funziona sempre.

La decisione del periodo era in parte casuale o forzata, tempo di ferie e desiderio di fuggire dal caldo estivo che attanaglia la Sardegna.  Quindi a cavallo di Ferragosto, in controtendenza rispetto al flusso del traffico dei villeggianti, assolutamente antieconomico muoversi in questi giorni.

Volevamo provare a partire con la nostra mitica barboncina, quindi l’unica soluzione era la nave, e l’unica tratta… Porto Torres – Genova. L’avvicinamento alla Foresta avviene gradualmente, attraversando il Passo del San Bernardo e poi valli e laghi, e cascate con un sole idilliaco e bucolico che ci accoglie. Passiamo da Friburgo, dove ceniamo in un Kebab che ci fa una grande insalata e andiamo in piazza davanti alla Cattedrale a ballare con altri sconosciuti. La chiesa è chiusa ma la tabella di marcia è serrata e ci mettiamo in viaggio verso Baden Baden dove alloggiamo all’hotel Schweizer Hof. Molto pulito, bello e comodo. Prenotato tramite Booking.

Al mattino, dopo colazione visitiamo la città, foto di rito, mercatino termale e ci mettiamo in macchina verso Pforzheim. Purtroppo le informazioni su come ottenere le credenziali e il regalino finale non arrivano ( e non arriveranno neanche al rientro). Nonostante le mail e le richieste gli uffici del turismo locale non sono presidiati e restiamo senza quello che è il passaporto del camminatore. Pazienza, diventiamo essenziali anche in questo e ne facciamo a meno. A Pforzheim alloggiamo all’Hotel Gute Hoffnung. Bello ma senza aria condizionata (in realtà ci siamo accorti che l’aria condizionata in Germania non è proprio necessaria, erano solo dei giorni assolutamente fuori dalla loro media stagionale – torridi). Ceniamo in una pizzeria non distante e anzi ne approfittiamo per prendere una pizza in più che diventerà il pranzo del giorno dopo.

Prima tappa: Pforzheim – Dobel 25 km

Passiamo per cittadine, attraversiamo un castello e le sue rovine, pochi alberi ma tantissimo sottobosco e frutti rossi. Gustiamo le more e i lamponi chiedendoci in silenzio: “Ma sarà tutto così?”. Si cammina già tanto, ma il caldo triplica la fatica. I percorsi sono asfalto, strade di montagna, selciati ma tutto molto largo, visibile, aperto. Dormiamo all’hotel Rossle a Dobel. Non ci forniscono la cena loro, ma troviamo un posto li vicino. In realtà l’unico locale del paese dove non c’è neanche un menù. Offerta del giorno insalata vegetariana  e insalata non vegetariana. Decidiamo di adeguarci e iniziamo a valutare la bontà delle insalate tedesche. Unica avvertenza: se non vi piacciono e salsette occorre dirlo prima. Anche l’insalata più salutista, vegetariana, bio… nasconde l’insidia della salsetta! L’hotel Rossle è una strana commistione tra una baita di montagna e un hotel filoamericano. La titolare, Marina, è davvero dolcissima e ci aiuta sia nella preparazione del pranzo a sacco che nel trasporto dei bagagli di alcuni del gruppo. Alcuni chiedono il transfer dei bagagli che è effettivamente fattibile ma va gestito da tratta a tratta con i gestori degli hotel e della loro logistica.

Seconda tappa: Dobel – Forbach 26 km

La colazione davvero ricca e nutriente ci rallegra la giornata. Ci mettiamo in cammino. La vista spazia su vallate verdi, passiamo per boschetti, con casolari di legno tradizionali e incontriamo davvero pochissima gente. Scendiamo finalmente a Forbach, famosa per il ponte di legno davvero bello, che attraversiamo per arrivare al luogo in cui alloggiamo, il Das Waldhause, un bellissimo hotel dove ceniamo con una commistione giappo-tedesca, e io gusto un Poke vegano degno di nota e merito.

Terza tappa: Forbach – Mummelsee tappa di circa 26 km per noi

Allunghiamo la tappa breve per accorciare la seguente. Questo tratto di Foresta è ricchissimo di pale eoliche, alte, enormi che svettano sopra i pini altissimi anche loro. Camminiamo e il bosco inizia a farsi vedere. È tutta una salita, forse stancante se non si è abbastanza allenati, per fortuna sono calate le nuvole e una nebbiolina fresca, oltre la salita le scalinate e poi un altipiano e poi una discesa veloce verso il lago. Pernottiamo al Berg Hotel, dove ceniamo allegramente. Molti degli hotel in cui abbiamo dormito avevano anche la spa ma non abbiamo mai avuto tempo o voglia di godercela. Il Berg Hotel è bellissimo, di lusso direi, ma in quanto camminatori apprezziamo davvero poco questo sfarzo mentre Kora si gode il cuscinone morbido messo a sua disposizione e le ciotole linde che la camera Dog Friendly le offre.

Quarta tappa – Mummelsee – Kniebis tappa che doveva essere più breve ma alla fine ha comunque raggiunto i 26 km

Da Mummelsee il caldo si fa insopportabile. Le strade sono ampie e poco ombreggiate. Arriviamo sulla cresta e scopriamo cosa è il Grinden. È una forma di vegetazione tipica delle cime della Foresta Nera. Incontriamo torri e centri informativi che dettagliano appunto questa forma speciale di ambiente, così insolito e diverso per chi si aspettava la Foresta. Passerelle di legno che dividono campi di licheni r mirtilli, tantissimi mirtilli. Alloggiamo a Kniebis, al Kniebishohe e questo ci fa aggiungere chilometri alla tappa, sull’asfalto per giunta. Questa imprudenza creerà problemi alle zampette di Kora e ci scoraggerà un bel po’ nel vederla così stanca e sofferente. A cena la proprietaria non capisce cosa vogliamo ordinare e ne viene fuori una confusione indisponente. Non ci piace il posto ma ormai è tardi e tanto vale dormire e riposare per partire il giorno dopo rinfrancati.

Importante è far presente che per l’intero percorso, segnalato davvero bene con il rombo rosso, non sempre si trova acqua, ci sono state tratte in cui le fontane comparivano e altre in cui abbiamo davvero patito la sete (complice un caldo insolito per la regione) quindi se intendete intraprendere questa avventura sappiamo che una sola borraccia non basta se bevete come un cammello (io).

Quinta tappa: Kniebis – Hark 17 km

E finalmente la Foresta. Con i suoi alberi fitti che non lasciano vedere le stelle, e i sentieri stretti a volte e nascosti e oscuri. Con spiragli tra i rami e laghi nascosti. Tutto ben indicato. Sempre con il rombetto rosso, che ormai fa parte del paesaggio. C’è sempre più gente lungo i sentieri e noi camminiamo scambiando parole in inglese o quel poco tedesco che stiamo imparando. L’hotel che abbiamo scelto è il Kempfenhof un po’ più giù di Hark, dove ci porta il percorso. Il proprietario è gentilissimo e ci viene a prendere. Questo è uno dei posti che ci siamo gustati di più. Eravamo in una casa vera, con le stanze al piano e le terrazze. Sembravamo membri della famiglia e sotto di noi gli animali che la famiglia allevava. Davvero bello. Ci hanno consigliato un ristorante a 5 minuti a piedi dove abbiamo mangiato bene e a prezzi ragionevoli. Alcuni nostri compagni di cammino hanno dormito direttamente al rifugio ma se devo essere sincera mi sento di consigliare questo “fuori percorso”, davvero ne vale la pena!

Sesta tappa: Hark – Hausach 15 km

La sesta tappa penetra nella foresta, gli alberi sono sempre più alti, e più fitti. Troviamo dei “volontari” che vendono te e torte fatte da loro nei piccoli rifugi di montagna. Davvero bello rifocillarsi da loro. Ma sono imprevedibili e bisogna augurarseli lungo la strada. Arriviamo ad Hausach in tempo per fare il bucato (offrono un servizio di lavanderia) , fare la spesa e comprare qualche vestito di ricambio (io ad esempio non avevo portato i pantaloncini che invece visto le temperature si rivelano provvidenziali).

Dormiamo, e ceniamo pure, nella Gasthaus zur Eiche, bella, pulita, e molto comoda e silenziosa, nonstante si trovi sulla strada principale del paesetto.

Settima tappa: Hausach – Wilhemshohe  21 km

A pochissima distanza dal paese si sale su per la fortezza di Husen. Tutta una salita fatta anche di scalinate. A tratti il sentiero diventa ripido e stretto, nascosto tra gli alberi. La giornata è tutta una lenta e costante salita, la bella notizia è che dopo rimarremo (alquanto) in quota. Alloggiamo e ceniamo alla Gasthaus Wilhelmshohe. La proprietaria, Ulrika, è l’anima del luogo. Alta e imponente ci offre una cena degna della scarpinata. Ci sono molte auto nel parcheggio, segno che il locale è apprezzato anche dai locali e non solo dagli stremati viandanti come noi. Riguardo alle camere qui…. Beh, dipende dalla propria sorte, alcune erano davvero carine con il balconcino per fare asciugare gli abiti al vento, a noi è capitata una singolo uso doppia in cui non ci si muoveva intorno a un letto troppo grande per lo spazio della camera.

Ottava tappa: Wilhelmshohe – Kalte Herberge 22,5 km

Dopo una ricca colazione ci avviamo a fare uno dei tratti con più attrazioni. Passiamo per Martinskapelle e facciamo una sosta alla sorgente del fiume Berg (con le foto di rito). Ma la strada da fare è ancora tanta e non ci fermiamo nei locali che stanno intorno a queste attrazioni. Lungo il percorso incontriamo imponenti monoliti, che potrebbero essere tracce di precedenti culture, o credi ma non ci sono segnali o indicazioni e proseguiamo a camminare ungo il sentiero tracciato. Il paesaggio è vario e siamo ormai avvezzi a more e frutti selvatici che raccogliamo lungo il percorso. Arriviamo a Winterhalder, dove ceniamo e alloggiamo. Purtroppo la mia esperienza non è stata delle migliori in questo alloggio. L’albergatore non ha accolto le mie richieste (in fase di prenotazione) e senza il minimo sforzo di venire incontro al cliente ha fatto muso duro a ogni mia richiesta. La camera era davvero sotto lo standard e il bagno era nel piano. Il cibo poteva anche essere buono ma ero ormai indisposta e non vedevo l’ora che finisse il nostro soggiorno qui. Non che non sia consapevole dell’importanza dell’essere consapevole che l’alloggio va accettato e accolto e apprezzato qualunque esso sia, è la poca delicatezza del gestore a ferire più che la moquette polverosa della stanza affidataci.

Nona tappa: Kalte Herberge – Hinterzarten 26 km

Colazione fuggitiva per lasciare un hotel che poteva regalarci emozioni migliori. Andiamo alla volta di Hinterzarten. La giornata è davvero calda, il percorso lungo. Una parte del gruppo decide di prendere una scorciatoia, i boschi lasciano il posto ai campi e il caldo di fa insostenibile, tanto da generarmi una allergia ai calzettoni da trekking. Questo evento mi ha evidenziato che avere anche qualche farmaco dietro non è una cattiva idea, e nel mio caso una cremina rinfrescante sarebbe stat davvero un toccasana, ma non l’avevo e ne ho fatto a meno. Sopravvissuta? Si, ma ho annotato questa esigenza per le prossime volte. Arriviamo a Hnterzanten nel mezzo di un torrido pomeriggio. E’ una bella cittadina, la visitiamo aspettando che arrivi la proprietaria dell’hotel Am Back che è … semplicemente STREPITOSO!!! Bello bellissimo! Si vale ogni euro speso dentro, tutto curato, bello, armonico, elegante. Facciamo yoga nel salottino con una vista incantevole del giardinetto retrostante. Ceniamo al Ristorante dell’Hotel Imbery, ottimo.

Decima tappa: Hinterzarten – Wiedener Eck 26,5 km

La colazione è un momento poetico in cui la tradizionale European breakfast si mescola alla tradizione ayurvedica e agli odori indiani. Tutto così perfetto che lasciarlo mi rattrista, ma anche questo fa parte del camminare. Niente è definitivo e tutto è in cambiamento. Da qui in poi è tutta una attesa , di camminare, di salire sempre di più perché l’obiettivo è il Feldberg, la cima più alta. La salita tra i pini si fa sempre più alpina, fino a quando la vegetazione di fa rarefatta e da lontano spicca il cunul di pietre che indica l’obiettivo. Siamo sudati, accaldati ed emozionati. In alto il vento raffresca e ne approfittiamo per mangiare un panino. A tal proposito apro una parentesi perché proprio nell’Hotel Am Bach la proprietaria ci ha dato la colazione in una busta con chiusura ermetica (quasi sottovuoto) evitando di avvolgere in cibo nella pellicola e invitandomi ad una buona abitudine: ormai porto sempre con me quella bustina, che lavo alla fine di ogni giorno e utilizzo per il panino del giorno dopo. Una buona abitudine per evitare il consumo eccessivo di imballaggi alimentari. Inoltre in Germania ci si poteva accordare con il proprietario e pagare un minimo per fare il panino con gli ingredienti della colazione senza dover trafugare di nascosto ed evitando pacchetti di plastica e carta imbarazzanti e superflui. (chiusa parentesi)

Ma dopo il Feldberg c’è ancora davvero tanta strada, tra boschi, prati, percorsi stretti e sterrate. Arriviamo abbastanza stanchi (e ancora più sudati) al Berg Hotel di Wiedener Eck. Cena velocissima e appena in tempo prima che chiuda la cucina e a nanna (ovviamente guardiamo con tristezza l’orario di apertura della spa, troppo tardi siamo arrivati e troppo presto ce ne andiamo).

Undicesima tappa: Wiedener Eck – Kandern 32 km

Faccio in fretta colazione io. Oggi ho la frenesia, un desiderio impellente di salire al Belchen. Il corpo in cammino non si ricorda la stanchezza il mattino seguente e si risveglia con un desiderio: camminare.

Paradossalmente oggi che siamo al culmine del percorso è anche il giorno dell’inizio dell’addio alla Foresta Nera. E sento questa eccitazione mista alla tristezza di una esperienza che inizia a sfumare. Salgo su come una capretta, e in cima mi ritrovo sola, con intorno un panorama a 360 gradie uno strano disegno di pietre sulla cima arida della montagna. Sono felice, ricorderò sempre questo momento mio al centro del cerchio che mi ha accolto. La giornata si surriscalda e la sete ci infastidisce. Forse ci sono fonti lungo il percorso, ma quelle che troviamo noi o sono asciutte o hanno leggerissimi rivoli che scendono tiepidi. Non ci fidiamo,  e cerchiamo l’acqua che non troviamo. Arsi dal sole e dal camminare arriviamo sfiniti a Kandern con un cielo grigio che ci lascia appena il tempo di entrare per sfogare in una pioggia intensa e battente. Grazie al cielo qualcuno di noi ha dei leggeri ombrellini nello zaino e ringraziamo la Guesthouse Zur Schnecke che ci da riparo giusto in tempo. Cena di fortuna presso l’unico locale aperto, il Munzur Kebab Haus, è andata bene, e il cibo era buono, abbiamo anche preso una pizza!

Dodicesima tappa: Kandern – Basel 26 km

Dopo una leggera colazione (ormai è tempo di ridimensionare le calorie) ci avviamo verso Basel (o Basilea). Attraversiamo, sotto una pioggerellina insistente e leggera, campi, prati, monti, fortezze  (Rotteln dove alcuni si fermano nella taverna per prendere un caffè) e resti di castelli. La vista sulla vallata di Wiesental è bellissima, facciamo una breve pausa, il gruppo ormai ha un tempo suo, quasi individuale, sappiamo che approderemo tutti nello stesso hotel e ormai è solo questione di pochi chilometri. L’avvicinamento a Basilea ci sembra infinito, il cielo grigio incalza e promette pioggia, sembra non finire mai e poi finalmente arriviamo all’Essential by Doring. Mi regalo un massaggio tailandese per ritemprare il corpo, potrei riportare qui il nome dello studio ma ce ne sono davvero tanti e conviene trovarne uno nei pressi dell’hotel in cui si decide di alloggiare. Ceniamo in un thai suggeritoci dall’hotel, il Boo, veramente buono. Basilea è cara, ma è tutta la città ad essere così. Ci ritiriamo nelle camere dopo aver acquistato almeno un coltellino svizzero.

Finito. Cosa scrivere in conclusione? Che è stato bello, che sono stata molto tempo da sola, che lo zaino non è poi così pesante se si impara a portare solo il necessario… e che ho già voglia del prossimo cammino!

 

 

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